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Psicologo e psicoterapeuta Bologna

7 October 2025

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La depressione è uno stato emotivo caratterizzato da grande tristezza e apprensione, dalla sensazione che nulla abbia veramente valore, da sensi di colpa, dall’isolarsi dagli altri, della perdita del sonno, dell’appetito e del desiderio sessuale, o dalla perdita di interesse e di piacere nelle attività che si è soliti svolgere (apatia e abulia). Frequentemente si presentano anche senso di stanchezza, debolezza e mancanza di energie. Ciò può comportare una diminuzione della capacità fisica e mentale, una ridotta resistenza allo sforzo e facile affaticamento (astenia). Spesso la depressione si associa ad altri disturbi psicologici, come gli attacchi di panico, l’abuso di sostanze, le disfunzioni sessuali e i disturbi di personalità. Quando le persone si trovano in questo stato, la loro mente si riempie e rieccheggia di autorecriminazioni ed ogni momento è vissuto con un senso di oppressione. Del tutto abbattute e prive di speranza, queste persone possono essere apprensive, ansiose e in preda allo sconforto per la maggior parte del tempo.

La mania è uno stato emotivo caratterizzato da euforia intensa ma infondata accompagnata da irritabilità, iperattività, logorrea, fuga delle idee, distraibilità e piani grandiosi e inattuabili. Alcune persone che soffrono episodicamente di depressione manifestano a volte anche attacchi improvvisi di mania (nel disturbo bipolare). La persona in preda a un episodio maniacale, che può durare da alcuni giorni ad alcuni mesi, si riconosce prontamente per il suo flusso incessante di commenti espresso sempre a voce molto alta e pieno di battute, giochi di parole, frasi in rima ed esclamazioni su qualunque oggetto o avvenimento che ne abbia attirato l’attenzione. Questo tipo di eloquio è molto difficile da interrompere e rivela la cosiddetta fuga delle idee tipica della mania. Anche se piccoli frammenti del discorso sono coerenti, l’individuo salta sconclusionatamente da un argomento all’altro.

Le diagnosi inerenti ai disturbi dell’umore sono il disturbo depressivo maggiore, talvolta detto anche disturbo unipolare, e il disturbo bipolare I e II. In questi ultimi, allo stato maniacale si alterna uno stato depressivo. Tra le teorie contemporanee che propongono i processi cognitivi quali fattori causali della depressione, una delle più importanti è la teoria della depressione di Aaron Beck (1967; 1985; 1987). La sua tesi centrale è che le persone diventano depresse perchè il loro modo di pensare è viziato da una generale propensione ad interpretare gli eventi in maniera negativa. Ognuno di noi possiede schemi mentali di vario tipo e in base a questi set percettivi, a questi miniparadigmi, organizza la propria esistenza. Nella persona depressa le convinzioni negative o gli schemi negativi acquisiti vengono attivati ogni volta che essa si imbatte in una situazione nuova che assomiglia in qualche modo

Gli schemi negativi delle persone depresse alimentano, e ne sono a loro volta alimentati, certe distorsioni cognitive che portano questi individui a percepire la realtà in un modo errato. Gli schemi negativi, insieme alle distorsioni (o vizi o “bias”) cognitive, sono i fattori che perpetuano quella che Beck chiama “triade negativa”: la visione negativa di sé, del mondo e del futuro. Un’altra teoria cognitiva molto importante nella spiegazione della depressione viene da un altro grande psicologo, Martin Seligman (1974). Egli elaborò la teoria del senso d’impotenza appresa (learned helplessness theory) che ha alla base la premessa che la passività e la sensazione di essere incapace di agire e di controllare la propria vita vengano acquisite attraverso traumi ed esperienze negative. Su tali esperienze l’individuo ha cercato inutilmente di esercitare il proprio controllo e questo insuccesso ha provocato un senso d’impotenza sfociato infine nella depressione. Seligman riformulò la sua teoria insieme ad Abramson e Teasdeale nel 1978 indicando l’attribuzione – ovvero la spiegazione che una persona da del proprio comportamento, o meglio dei propri successi o dei propri insuccessi – come processo chiave. La teoria cognitivo-comportamentale va a lavorare su diversi fattori che si ritiene siano corresponsabili della genesi e del mantenimento di questo stato emotivo così doloroso, quanto difficile da comprendere per le persone che vivono nel contesto di vita della persona che ne soffre.

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